La raccolta di informazioni da fonti informative umane (cosiddetta HUman INTelligence) può rivelarsi molto utile per far valere i diritti dell'impresa. Ma quali sono i rischi legali connessi all'attività di HUMINT?
Spesso le aziende si rivolgono ad un investigatore privato o procedono in autonomia per raccogliere prove di comportamenti illeciti di dipendenti e soci. La raccolta di informazioni da fonti informative umane può consentire di accertare fatti e circostanze utili all'azienda per prendere provvedimenti anche di natura disciplinare. Ma quali sono i rischi legali connessi all'attività di HUMINT?
1. Accertamenti HUMINT
2. Uso pratico (scorretto) nelle investigazioni aziendali
3. La privacy nella raccolta di informazioni
4. Uso pratico (corretto) nelle investigazioni aziendali
5. Conclusioni
La HUMINT è la più antica tecnica di raccolta di informazioni. Fino allo sviluppo digitale, rappresentava l'unica fonte di intelligence possibile. Sono considerabili attività di HUMINT gli interrogatori, le interviste e le conversazioni che vedono come interlocutori soggetti aventi accesso ad informazioni di interesse ai fini del servizio informativo richiesto.
La Human Intelligence si basa infatti sul contatto interpersonale, al contrario di SIGINT o IMINT, che sono tecniche fondate sulla padronanza della tecnologia. L'operatore addetto alla HUMINT deve essere formato nella conoscenza della psiche umana e delle tecniche di comunicazione più efficaci, come ad esempio la programmazione neurolinguistica. E' necessaria la capacità persuadere, gestire vari livelli di comunicazione, interpretare fonti, e discernere il vero dal falso.
Nell'ambito di indagini difensive aziendali, alcuni esempi dell'uso di tecniche HUMINT potrebbero essere operazioni di questo genere, che rappresentano la via più immediata, ma anche illecita dal punto di vista del trattamento Privacy, come dettaglieremo in seguito:
Il dispositivo dell'art. 13 Codice della Privacy prevede che sia data informativa all'interessato circa i termini del trattamento dei dati personali, sia se questi siano raccolti direttamente presso il medesimo interessato, sia se siano raccolti presso terzi. infatti:
"comma 4. Se i dati personali non sono raccolti presso l'interessato, l'informativa di cui al comma 1, comprensiva delle categorie di dati trattati, è data al medesimo interessato all'atto della registrazione dei dati o, quando è prevista la loro comunicazione, non oltre la prima comunicazione."
E' invece prevista una deroga nella comunicazione dell'informativa qualora "i dati sono trattati ai fini dello svolgimento delle investigazioni difensive di cui alla legge 7 dicembre 2000, n. 397, o, comunque, per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria, sempre che i dati siano trattati esclusivamente per tali finalità e per il periodo strettamente necessario al loro perseguimento;".
Va precisato che l'eccezione sopra riportata si applica unicamente ai dati di cui il comma 4, ovvero quelli raccolti presso terzi. Ne consegue che, anche l'investigatore privato regolarmente autorizzato, commetterebbe un illecito nel mettere in atto raccolte di informazioni HUMINT come quelle che abbiamo ipotizzato al par. 2, ovvero direttamente presso l'interessato, senza che venga a costui preventivamente fornita l'informativa (il che, come logico, renderebbe in partenza vana l'investigazione stessa).
La "via facile" risulta dunque
impraticabile. Come effettuare dunque una raccolta di informazioni da fonti umane
corretta?
Alla luce di quanto sopra, si potrebbe ridefinire la casistica esemplificativa come segue, per un lecito utilizzo delle pratiche HUMINT nell'ambito delle indagini investigative aziendali:
In questo articolo abbiamo illustrato come la raccolta di informazioni HUMINT, se effettuata con prassi scorrette, possa configurare un illecito trattamento dei dati personali ai sensi del Codice Privacy. Abbiamo inoltre evidenziato come l'attività dell'investigatore privato, se effettuata nel rispetto delle norme in materia di protezione dei dati personali, possa fungere da valido supporto per far valere i diritti dell'azienda che voglia tutelare i diritti propri nei confronti di comportamenti illeciti.
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